Un nuovo scritto di Papa Francesco poche ore dopo la sua morte avvenuta ieri, alle 7,35. A rendere pubblico sono i Media Vaticani. Si tratta di una prefazione che Papa Francesco aveva scritto per il libro del cardinale Angelo Scola, Arcivescovo Emerito di Milano. La pubblicazione di Scola ha come titolo: “Nell’attesa di un nuovo inizio. Riflessioni sulla vecchiaia”. Il testo, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, uscirà nelle librerie fra due giorni: giovedì 24 aprile. La prefazione reca la data del 7 febbraio 2025, sette giorni prima – dunque – del suo ricovero presso il policlinico Gemelli di Roma.
“Ho letto con emozione queste pagine uscite dal pensiero e dall’affetto di Angelo Scola, caro fratello nell’episcopato e persona che ha rivestito servizi delicati nella Chiesa”, queste le prime parole. Dopo aver manifestato all’Arcivescovo Emerito di Milano il personale “ringraziamento per questa riflessione che unisce esperienza personale e sensibilità culturale”, Papa Bergoglio si sofferma sulle riflessioni contenute nel libro: “alcuni spunti di particolare consonanza con quanto la mia esperienza mi ha fatto comprendere”, così scrive Papa Francesco.
E’ una riflessione sulla vecchiaia quella che emerge dalle parole del Pontefice che invita tutti a non “avere paura della vecchiaia, non dobbiamo temere di abbracciare il diventare vecchi, perché la vita è la vita ed edulcorare la realtà significa tradire la verità delle cose”. E aggiunge che “dire “vecchio” non vuol dire “da buttare”, come talvolta una degradata cultura dello scarto porta a pensare. Dire vecchio, invece, significa dire esperienza, saggezza, sapienza, discernimento, ponderatezza, ascolto, lentezza… Valori di cui abbiamo estremamente bisogno!”.
Cita, poi, Romano Guardini. E scrive: “Il problema è come si diventa vecchi. Se si vive questo tempo della vita come una grazia, e non con risentimento; se si accoglie il tempo (anche lungo) in cui sperimentiamo forze ridotte, la fatica del corpo che aumenta, i riflessi non più uguali a quelli della nostra giovinezza, con un senso di gratitudine e di riconoscenza, ebbene, anche la vecchiaia diventa un’età della vita”. E poi, un pensiero ai nonni, al loro ruolo definito di “fondamentale importanza per lo sviluppo equilibrato dei giovani, e in definitiva per una società più pacifica. Perché il loro esempio, la loro parola, la loro saggezza possono instillare nei più giovani uno sguardo lungo, la memoria del passato e l’ancoraggio a valori che perdurano”.
Poi lo sguardo si posa sul tema della sofferenza “che spesso si instaura nel diventare vecchi, e di conseguenza alla morte”: “gemme preziose di fede e di speranza”, così nella prefazione. A tal proposito citare Hans Urs von Balthasar e di Joseph Ratzinger. Infine, il tema della morte che “non è la fine di tutto, ma l’inizio di qualcosa. È un nuovo inizio, come evidenzia saggiamente il titolo, perché la vita eterna, che chi ama già sperimentazioni sulla terra dentro le occupazioni di ogni giorno, è iniziare qualcosa che non finirà. Ed è proprio per questo motivo che è un inizio “nuovo”, perché vivremo qualcosa che mai abbiamo vissuto pienamente: l’eternità”.
(ACI Stampa)