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01 Nov 2024

L’Enciclica di Papa Pio XII sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù

“Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza” (Is 12,3) con le parole del Profeta Isaia si apriva l’Enciclica con cui Pio XII ricordava il primo centenario dell’estensione all’intera Chiesa della Festa del Sacro Cuore di Gesù – da ieri sono passati 50 anni, ma da allora nulla è andato perso del vero significato di questo culto.

Nel promuovere il culto al Cuore di Gesù, l’Enciclica “Haurietis aquas” esortava infatti i credenti ad aprirsi al mistero di Dio e del suo amore, lasciandosi da esso trasformare”. Con queste parole, Papa Benedetto XVI descrive l’importanza della devozione al Sacro Cuore di Gesù, oggetto dell’Enciclica di Papa Pio XII. Documento, questo, tra l’altro, citato anche da Papa Francesco nella sua “Dilexit nos”.

Papa Benedetto XVI conosceva bene le pagine di quella Enciclica. E a distanza di cinquant’anni dalla sua scrittura, ribadiva con forza che “il costato trafitto del Redentore è la sorgente alla quale ci rimanda l’Enciclica “Haurietis aquas”: a questa sorgente dobbiamo attingere per raggiungere la vera conoscenza di Gesù Cristo e sperimentare più a fondo il suo amore. Potremo così meglio comprendere che cosa significhi conoscere in Gesù Cristo l’amore di Dio, sperimentarlo tenendo fisso lo sguardo su di Lui, fino a vivere completamente dell’esperienza del suo amore, per poi poterlo testimoniare agli altri”.

Citava poi il suo predecessore, Giovanni Paolo II: “Vicino al Cuore di Cristo, il cuore umano apprende a conoscere il senso vero e unico della vita e del proprio destino, a comprendere il valore d’una vita autenticamente cristiana, a guardarsi da certe perversioni del cuore, a unire l’amore filiale verso Dio all’amore verso il prossimo”, così si era espresso il Pontefice polacco (Insegnamenti, vol. IX/2, 1986). E conoscere l’amore di Dio – continuava Papa Ratzinger – “è possibile soltanto nel contesto di un atteggiamento di umile preghiera e di generosa disponibilità. Partendo da tale atteggiamento interiore, lo sguardo posato sul costato trafitto dalla lancia si trasforma in silenziosa adorazione”.

Una devozione, dunque, che non può che partire dalla preghiera. Ma Benedetto XVI non si ferma alla sola preghiera, alla sola adorazione del costato trafitto di Cristo. Grazie, infatti, a tutto ciò è possibile essere rafforzati “nel desiderio di partecipare alla sua opera di salvezza diventando suoi strumenti”. E’ la preghiera, la devozione, che divengono azione.

(ACI STAMPA)