In una Roma assolata si celebra la sesta domenica di Pasqua e il giorno della Pasqua per le Chiese di rito bizantino, ortodosse e crisitiane che festeggiano secono il calendario giuliano. E Papa Francesco durante l’Angelus riflette sul concetto di amicizia che non conosce vacillamenti nemmeno dinnanzi al tradimento nel caso concreto presentato dal Vangelo il tradimento di Pietro, fondatore della Chiesa, e amico di Gesù.
Da servi ad amici, dunque: la rivoluzione di Gesù sta tutta qui, perché, come nota il Pontefice, se è vero che nella Bibbia i servi di Dio sono “persone speciali, a cui Egli affida missioni importanti”, come Mosè, Elia, persino la Vergine Maria, Gesù vuole “qualcosa di più grande, che va al di là dei beni e degli stessi progetti”, ed è proprio l’amicizia.
Chiosa il Papa: “Fin da bambini impariamo quanto è bella questa esperienza: agli amici offriamo i nostri giocattoli e i doni più belli; poi crescendo, da adolescenti, confidiamo loro i primi segreti; da giovani offriamo lealtà; da adulti condividiamo soddisfazioni e preoccupazioni; da vecchi i ricordi, le considerazioni e i silenzi di lunghe giornate”.
Papa Francesco sottolinea che “l’amicizia non è frutto di calcolo, e neanche di costrizione”, nasce “quando riconosciamo nell’altro qualcosa di noi”, e “se è vera, non viene meno neanche di fronte al tradimento”. Perché – sottolinea il Papa – “un vero amico non ti abbandona, nemmeno quando sbagli: ti corregge, magari ti rimprovera, ma ti perdona e non ti abbandona”.