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03 Apr 2024

S.Giovanni Paolo II, un ricordo a 19 anni dalla sua morte

Il due aprile di diciannove anni fa, poco dopo le 9,30 di sera arrivava l’annuncio della morte di Giovanni Paolo II.

Aci Stampa lo ricorda anche attraverso le catechesi che aveva dedicato al Ministero Petrino.  Nel salutare i neo cardinali del concistoro del 21 febbraio 2001, Giovanni Paolo I si esprimeva così: “insieme vogliamo rendere grazie a Dio per aver fondato la sua Chiesa sulla roccia di Pietro(…), vogliamo pregare intensamente affinché, “tra gli sconvolgimenti del mondo”, essa “non si turbi”, ma avanzi con coraggio e fiducia”.

La messa viene celebrata il 22 febbraio, festa della Cattedra di San Pietro, la cui missione e vocazione di apostolo sono riassunte nel nuovo nome di Pietro, ricevuto dal Maestro e incaricato dal Risorto di pascere il suo gregge. Al ministero petrino il Papa aveva dedicato tra l’altro una serie di catechesi tra il 25 novembre del 1992 e il 24 marzo del 1993. Una serie che seguiva quella sulla figura del vescovo.

Si parte dalla consegna della chiavi e  del “potere” delle chiavi il cui scopo “è di aprire l’accesso al regno, non di chiuderlo: “aprire”, cioè rendere possibile l’ingresso nel regno dei cieli, e non opporvi ostacoli che equivarrebbero a una “chiusura”. Tale è la finalità propria del ministero Petrino, radicato nel sacrificio redentivo di Cristo, venuto per salvare ed essere Porta e Pastore di tutti nella comunione dell’unico Ovile”.

Il compito è quello” di “sostenere i suoi “fratelli” e tutta la Chiesa nella fede, che non si conserva senza lottaed è proprio qui che Pietro dovrà aiutare i fedeli “nella lotta per vincere tutto quello che toglierebbe o diminuirebbe la loro fede”. Significa: “insegna la fede in tutti i tempi, nelle diverse circostanze e fra tutte le molteplici difficoltà e contraddizioni che la predicazione della fede incontrerà nella storia; e insegnando, infondi coraggio ai fedeli”.

E dunque si tratta di “pascere le pecore” come dice Gesù: ““Confermare i fratelli” e “pascere le pecore” costituiscono congiuntamente la missione di Pietro: si direbbe il proprium del suo ministero universale”.

Nelle catechesi si spiega il forte legame che esiste con la sede romanda. Nella udienza del 27 gennaio del 1993 il Papa, infatti, spiega: “il Romano Pontefice è successore del Beato Pietro nel medesimo primato. Questa definizione vincola il primato di Pietro e dei suoi successori alla sede romana, che non può essere sostituita da nessun’altra sede, anche se può accadere che, per le condizioni dei tempi o per loro particolari ragioni, i Vescovi di Roma stabiliscano provvisoriamente la loro dimora in luoghi diversi dalla Città eterna. Certo, le condizioni politiche di una città possono mutare ampiamente e profondamente nei secoli: ma rimane, come è rimasto nel caso di Roma, una spazio determinato a cui è sempre riconducibile una istituzione come quella di una sede episcopale; nel caso di Roma, la sede di Pietro”.

Una scelta dettata dalla storia: “L’evento storico decisivo è che il pescatore di Betsaida è venuto a Roma e ha subito il martirio in questa Città. È un fatto denso di valore teologico, perché manifesta il mistero del disegno divino che dispone il corso degli avvenimenti umani a servizio delle origini e dello sviluppo della Chiesa”.

Pascere il gregge significa anche una missione dottrinale e quindi “esporre la dottrina della fede, promuovendo la conoscenza del mistero di Dio e dell’opera della salvezza e mettendo in luce tutti gli aspetti del disegno divino in corso di attuazione nella storia umana sotto l’azione dello Spirito Santo”. E  “il contenuto dell’insegnamento del successore di Pietro (come degli altri vescovi), nella sua essenza, è una testimonianza a Cristo, all’Evento dell’Incarnazione e della Redenzione, alla presenza e all’azione dello Spirito Santo nella Chiesa e nella storia. Nella sua forma espressiva, può variare a seconda delle persone che lo esercitano, delle loro interpretazioni circa le necessità dei tempi, dei loro stili di pensiero e di comunicazione. Ma il rapporto con la Verità vivente, Cristo, ne è stato, ne è e ne sarà sempre la forza vitale”.

(ACI Stampa)