Nel corso del 2023, le Casse rurali trentine effettuato attività di intermediazione per una somma complessiva pari a 31,9 miliardi di euro (900 milioni in più rispetto al 2022), 22,6 miliardi dei quali di raccolta (+5,6%), e 9,3 di prestiti (-2,8%).
L’utile netto complessivo è di 210 milioni (+74%), nonostante il risultato negativo dell’attività finanziaria (-105 milioni), dovuto alla necessità di sostituire i titoli in portafoglio con quelli di più recente emissione. I dati sono emersi durante la conferenza stampa di presentazione dei bilanci relativi allo scorso anno delle dodici realtà bancarie (diventate undici dal gennaio 2024).
Il rafforzamento patrimoniale consente alle Casse rurali di tornare ai livelli di 10 anni fa, prima delle rettifiche imposte dagli effetti crisi finanziaria prima e da quella del debito sovrano poi. I mezzi propri risalgono a 1,788 miliardi, con un coefficiente di solidità (Total capital ratio) al 26%.
La raccolta diretta è calata del 1,1%, mentre l’indiretta è aumentata del 18,4%, gran parte della quale (+60,3%, pari a un miliardo) si indirizza al risparmio amministrato, mentre il gestito aumenta in misura più contenuta, ma sempre apprezzabile (+5,5%). Si conferma la tendenza al miglioramento della qualità dei crediti, con il totale dei finanziamenti deteriorati lordi che cala dal 5,9% al 5,1%, ma con un tasso di copertura superiore al 95%, e con le sofferenze lorde all’1,1% (ormai quasi completamente svalutate: 98,5%). L’ammontare dei crediti netti alla clientela è diminuito di 270 milioni di euro (-4,1% per le imprese e -1,7% per le famiglie).
In media, continua ad essere accolto il 95% delle domande di finanziamento, ma calano le richieste di mutui per la prima casa.
Il numero dei soci lo scorso anno è stato pari a 131.323, mentre le Casse rurali contano 282 sportelli e circa 2.000 i collaboratori (cui si aggiungono i circa 500 dipendenti della capogruppo Cassa Centrale).
(ANSA)