È “In Preghiera con Gesù sulla Via della Croce” il tema delle meditazioni delle stazioni della Via Crucis al Colosseo, scritte quest’anno di suo pugno da Papa Francesco in persona. Non è la prima volta che un Papa scrive personalmente le meditazioni – lo fece già Giovanni Paolo II in occasione della Via Crucis del Grande Giubileo del 2000 –, che nel corso degli anni sono state affidate a cardinali, teologi, famiglie, o hanno anche rappresentato una raccolta di testimonianze come quella dello scorso anno.
Certo, è significativo che Papa Francesco, nell’anno da lui voluto dedicare alla preghiera in preparazione del Giubileo 2025, abbia deciso di scrivere personalmente i testi delle meditazioni. Sono testi permeati da un approccio concentrato sulla preghiera, con una mistica ignaziana, senza alcun tono politico né riferimento all’attualità quasi a voler superare le polemiche degli ultimi due anni. Ma, soprattutto, sembra essere un testamento spirituale del Papa, che sottolinea come la vita comincia “con il perdono di Gesù”, che parla del coraggio del perdono, che chiede al Signore di “spogliarlo” di tutte le apparenze, che fa riferimento alla madre “che ti rimette al posto nel mondo”. E lo fa nello stile di Papa Francesco, con delle invocazioni ripetute al termine di ogni meditazione, a sottolineare un concetto, a farlo penetrare nella mente.
Di cosa parla il Papa in queste meditazioni? Si parte dal Golgota, da Gesù che chiede ai discepoli di vegliare e pregare, che “non chiede l’impossibile, la vicinanza”, e dal fatto che anche noi, come i discepoli, abbiamo dormito anziché vegliare.
“Signore Gesù – scrive Papa Francesco – guardiamo la tua croce e capiamo che hai dato tutto per noi. Noi ti dedichiamo questo tempo. Vogliamo trascorrerlo vicini a te, che dal Getsemani al Calvario hai pregato”.
La prima stazione è quella della condanna a morte di Gesù, che non parla, ma tace. Una reazione che “stupisce”, perché “più il male è forte, più la tua risposta è radicale”, ed è un silenzio “fecondo”, perché è “preghiera, mitezza, perdono, la via per redimere il male, per convertire ciò che soffri in un dono che offri”.