Nel giorno in cui la liturgia ci ricorda dei primi chiamati, Papa Francesco si chiede se sappiamo ancora fare memoria del primo incontro con il Signore e se siamo ancora discepoli innamorati. E, dopo l’Angelus, tiene un lungo appello per la pace, sottolineando come “la guerra è un crimine contro l’umanità” chiedendo di pregare “che quanti hanno potere su questi conflitti riflettano che guerra non è la via per risolverli, perché semina morte tra i civili e distrugge città e infrastrutture”.
Dunque la fede in Gesù Cristo è per prima cosa un incontro, non è una teoria per questo i primi discepoli, che già seguivano Giovanni Battista, andarono prima di tutto a trovare Gesù a casa.
Da quell’incontro “nasce il dinamismo dell’evangelizzazione” e il profondo desiderio di ogni creatura di amare ed essere amato nell’accoglienza.
Come di consueto, Papa Francesco usa tre verbi chiave per commentare il brano del Vangelo: cercare, dimorare, annunciare. Cercare, perché i due discepoli “cominciarono a seguire Gesù” il Papa nota che “il Signore non vuole fare proseliti, non vuole ‘followers’ superficiali, ma persone che si interrogano e si lasciano interpellare dalla sua Parola. Pertanto, per essere discepoli di Gesù bisogna prima di tutto cercarlo, avere un cuore aperto, in ricerca, non sazio o appagato”.
La risposta alla ricerca dei primi discepoli è racchiusa nel secondo verbo dimorare. I primi chiamati, infatti, “non cercavano notizie o informazioni su Dio, oppure segni o miracoli, ma desideravano incontrare il Messia, il Consacrato di Dio, stare con Lui, ascoltarlo”. Chiedono piuttosto dove vive Gesù, perché vogliono “stare con lui, rimanere con Lui”.