Sono 468 i fascicoli aperti nel 2020 dal Difensore civico della Provincia autonoma di Trento, Gianna Morandi, 521 quelli istruiti e conclusi. Sono cifre inferiori rispetto all’anno precedente – ha chiarito Morandi presentando la relazione annuale – ma questo si deve alla paralisi sociale indotta dal Covid 19. Per contro, sono comparse nuove tipologie di questioni sottoposte al difensore, come la tutela del diritto di visitare i parenti nelle case di soggiorno oppure la quarantena sanitaria, in alcuni casi limite confinante con una sorta di privazione della libertà personale. Il Difensore civico si occupa quotidianamente (e gratuitamente per il cittadino) di un’ampia casistica di situazioni. Nel 2020 si è confrontato con i 135 Comuni convenzionati (su 166) e le 14 Comunità trentine convenzionate (su 15). Tra i principali temi trattati nel 2020 l’accesso agli atti della Pubblica amministrazione. Numerosi sono stati gli interventi del Difensore civico di carattere generale (39). Il Difensore civico ha definito 24 ricorsi avverso i dinieghi di accesso agli atti adottati da varie amministrazioni. Tra le richieste di accesso agli atti anche quelle riguardanti 8 consiglieri comunali, che pur avendo “un non-condizionato diritto di accesso a tutti gli atti che possano essere d’utilità all’espletamento del loro mandato, ciò anche al fine di permettere di valutare – con piena cognizione – la correttezza e l’efficacia dell’operato dell’Amministrazione”, si sono rivolti al Difensore civico. Nei 13 casi (su 24 ricorsi) in cui il Difensore ha ritenuto illegittimo il diniego dell’accesso agli atti chiesto dal cittadino, solo 2 amministrazioni hanno insistito nel negarlo. Morandi ha detto di rendersi sempre più convinta che il suo ruolo debba essere non tanto quello di “fustigatrice” delle pubbliche amministrazioni – spesso vittime anch’esse di una normativa sempre più complessa, multilivello e farraginosa – quanto di suggeritrice e facilitatrice di soluzioni ragionevoli e giuridicamente praticabili.
Fonte: ANSA