“Sono pezzi della sua vita ma sono diventati pezzi del suo cuore”. Così l’arcivescovo Georg Gänswein Prefetto della Casa Pontificia e segretario personale di Benedetto XVI descrive la mostra piccola “ma molto appropriata soprattutto, è appropriato per l’età e l’occasione” dedicata ai 70 anni di sacerdozio del Papa emerito che si celebrano oggi. Nessun evento pubblico a causa delle difficoltà legate all’età del festeggiato che ha compiuto lo scorso 16 aprile 94 anni.
“È stato molto sorpreso della idea e nello stesso tempo molto felice perché per lui essere sacerdote è la cosa più importante della sua vita. Ha vissuto per diventare sacerdote e poi ha vissuto come sacerdote”, spiega Gänswein. Del resto “la cosa più importante, il contenuto di tutta la sua vita è il sacerdozio ed per lui un momento di ringraziamento per tutto quello che ha ricevuto dal Signore”.
Si tratta di “oggetti che vengono da diversi periodi della sua vita, dalla Prima Comunione fino alla casula che usa ancora adesso quando celebra la messa nella cappella del monastero Mater Ecclesiae- dice Gänswein- l’ arco della intera vita, oggetti che fanno vedere sensibilmente la sua vita ma anche un modo di dire grazie per i 70 anni di sacerdozio che sono una cosa straordinaria”.
Celebrazione privata quindi ma con una sorpresa. Nella messa di questa mattina erano presenti anche alcuni ex Domspatzen di Ratisbona, ormai uomini adulti, che hanno cantato nel coro di Ratisbona quando era maestro su fratello. Hanno cantato una messa di un compositore tedesco e “questo è per lui una gioia del cuore che ha gradito molto” dice l’arcivescovo.
Georg Ratzinger, il fratello di Benedetto XVI, di tre anni più grandi, è scomparso il 1 luglio del 2020 e qualche giorno prima a sorpresa il Papa emerito si era recato a Ratisbona al suo capezzale. Anche lui era diventato sacerdote il 29 giugno del 1951 insieme al fratello.
In questa occasione è anche uscita una biografia di Benedetto XVI alquanto particolare «Benedetto XVI. La vita e le sfide» edito dalla Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI e scritto da Luca Caruso che si occupa della comunicazione della Fondazione.
Nella breve prefazione l’arcivescovo Gänswein scrive: “ogni volta che si cerca di comprendere e inquadrare Benedetto XVI, sorgono immediatamente divisioni e liti. È considerato uno dei pensatori più intelligenti dei nostri tempi e al tempo stesso una figura affascinante. Ma anche un personaggio scomodo per i suoi avversari, che non mancano. Al riguardo, un intellettuale francese una volta ha notato che non appena si menzionava il nome di Ratzinger «pregiudizi, falsità e persino disinformazione regolare dominavano ogni discussione». In tal modo, non raramente, è stata costruita un’immagine che non è in grado di mostrare la realtà né della persona né dell’operato, ma solo una rappresentazione fittizia che doveva servire a uno scopo specifico.
Allora, chi è veramente quest’uomo? Qual è il suo messaggio? Luca Caruso offre una risposta tanto convincente e mi permetto di dire simpatica, quanto non di meno veritiera, raccontando le sue origini e le caratteristiche personali, le sfide epocali e anche i momenti drammatici e le vicissitudini delicate e complicate che hanno segnato l’esistenza di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Va sottolineato che l’autore non perde mai la distanza necessaria, sana e obiettiva nell’esporre le sue osservazioni e riflessioni, senza la quale non è possibile alcuna vera comprensione.
La mostra è organizzata ed esposta alla Galleria Arte Poli di Roma a pochi passi dal Vaticano in Borgo Vittorio 88, ed è curata da Ivan Marsura che ne è il direttore.
Sarà allestita fino al prossimo 22 dicembre. È la prima volta che alcuni oggetti personali del Santo Padre Benedetto XVI escono dalla Sua casa per essere esposti ed ammirati da tutti. “Cooperatores veritatis”, il titolo della mostra, espone la sua ultima talare papale indossata nel febbraio 2013, un calice con cui ha celebrato nel primo anniversario dalla rinuncia e altri oggetti come una fotografia firmata da entrambi i Pontefici, da Francesco e da Benedetto, un unicum perché mai fino ad oggi era stata firmata da due Papi.
(ACI Stampa)