Continuando il ciclo di catechesi sulla preghiera, Papa Francesco incentra la sua riflessione dell’Udienza Generale odierna sul tema: “Perseverare nell’amore”. Dal Cortile di San Damaso il Papa parla così: “In questa penultima catechesi sulla preghiera parliamo della perseveranza nel pregare. È un invito, anzi, un comando che ci viene dalla Sacra Scrittura”.
“Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!”.Il Papa chiede ai fedeli di ripetere sempre questa preghiera. Per il Pontefice la preghiera è “il respiro della vita”. Come è dunque possibile custodire sempre uno stato di preghiera?
“La preghiera è una sorta di rigo musicale, dove noi collochiamo la melodia della nostra vita. Non è in contrasto con l’operosità quotidiana, non entra in contraddizione con i tanti piccoli obblighi e appuntamenti, semmai è il luogo dove ogni azione ritrova il suo senso, il suo perché e la sua pace”, dice il Papa.
Importante per la preghiera è anche il lavoro. “Il lavoro ci aiuta a rimanere in contatto con la realtà – commenta il Pontefice – Nell’essere umano tutto è “binario”: il nostro corpo è simmetrico, abbiamo due braccia, due occhi, due mani… Così anche il lavoro e la preghiera sono complementari. La preghiera – che è i respiro di tutto – rimane come il sottofondo vitale del lavoro, anche nei momenti in cui non è esplicitata. È disumano essere talmente assorbiti dal lavoro da non trovare più il tempo per la preghiera”.
Inoltre “nello stesso tempo, non è sana una preghiera che sia aliena dalla vita. Una preghiera che c aliena dalla concretezza del vivere diventa spiritualismo, oppure ritualismo. Ricordiamo che Gesù, dopo aver mostrato ai discepoli la sua gloria sul monte Tabor, non volle prolungare quel momento di estasi, ma scese con loro dal monte e riprese il cammino quotidiano”. Conclude quindi Francesco: “In questa circolarità fra fede, vita e preghiera, si mantiene acceso quel fuoco dell’amore cristiano che Dio si attende da ciascuno di noi”
(ACI Stampa)