Musica e Guerra: è il binomio su cui si poggia il volume “A suon di marce. Bande e musiche nella Grande Guerra”, presentato questa mattina a Palazzo Geremia a Trento in occasione dei festeggiamenti per il settantesimo anniversario dalla fondazione della Federazione dei Corpi Bandistici della Provincia di Trento.
L’opera è stata fortemente voluta da Federbande, come ha spiegato il presidente Renzo Braus, per ricordare e commemorare le decine e decine di trombettisti, clarinettisti e musicisti, che chiamati alla guerra, non hanno fatto più ritorno a casa: “I loro nomi sono incisi su quei monumenti che ogni paese ha voluto costruire per
ricordare il loro sacrificio – ha commentato Braus -.
Con rito ripetitivo ma mani inutile, le bande richiamano ancora oggi alla memoria la loro dolorosa sorte. È con questo spirito che nel 2015 abbiamo voluto realizzare questo volume che presentiamo oggi”.
Curato da Antonio Carlini e Nicola Fontana, il libro offre un quadro storiograficamente molto
aggiornato delle vicende militari che coinvolsero il Trentino ricostruendo e approfondendo, con
l’ausilio anche di un incredibile patrimonio iconografico perlopiù inedito, il panorama musicale e
sonoro che accompagnò i trentini durante il corso della Prima Guerra Mondiale.
Un paesaggio fecondo, fatto di rumori, di voci, di frastuoni e, naturalmente, di canti e di musiche che il
conflitto modificherà radicalmente e inesorabilmente con l’emergere sempre più prepotente della
presenza e del ruolo delle bande militari. Una ricchezza musicale, che nel periodo antecedente il
conflitto, vedeva attivi cori in tutte le 800 chiese trentine per un totale di 8-9000 cantori, contava 80
complessi bandistici e 50 gruppi mandolinistici con il coinvolgimento di 400 esecutori circa. Intensa
anche l’attività all’interno delle famiglie oltre che nelle scuole musicali e delle Società filarmoniche.
“La vita sociale trentina prima del 1914 – ha evidenziato lo storico Quinto Antonelli al quale è
stato chiesto di introdurre il volume – era punteggiata di iniziative e manifestazioni musicali che si
svolgevano non solo nelle due città, ma anche nelle valli e nei paesi, in oratori, birrerie, osterie,
locande e piazze. La dichiarazione di guerra alla Serbia e l’arruolamento di massa irrompono e
mutano bruscamente anche in Trentino le ritualità sociali, civili e religiose e inevitabilmente le
attività musicali. Bande e complessi musicali si sciolgono, bandisti e musicisti seguono il destino
dei loro coetanei e sono arruolati”.
Gli autori, quindi, tra i quali figurano le firme anche di Mirko Saltori, Alessandro Livio, Anna
Boschi e Giovanni Delama, affrontano e approfondiscono diversi temi: il ruolo della musica e
delle bande in Trentino dopo lo scoppio del conflitto, quando iniziano a emergere le bande militari, il ruolo di quest’ultime in Austria, la musica da campo e le bande al fronte, i canti dei soldati, il
suonare e il cantare in prigionia e, poi, nei luoghi di profugato. “Questo libro colma una lacuna – ha
aggiunto quindi Nicola Fontana, archivista e responsabile del Museo Storico Italiano della Guerra
di Rovereto -.
È un volume con molti pregi a partire dalla molteplicità delle fonti utilizzate: da quelle
civili, militari e istituzionali fino agli spartiti musicali e ai canovacci teatrali”. Nel suo intervento,
invece, Antonio Carlini, storico della musica e presidente della Società Filarmonica di Trento, ha
posto una questione più politica: “Le fonti usate per scrivere questo libro – ha sottolineato infatti – ti
mettono di fronte alla sofferenza incredibile vissuta dalla nostra gente e che fu il prodotto di scelte
politiche fallimentari”. Carlini si è poi soffermato sull’aspetto dell’educazione musicale auspicando
che in Trentino si possa “fare più musica in casa e in famiglia che nelle sale da concerto”.
A fare gli onori di casa il Corpo bandistico di Mattarello, che ha suonato in pubblico per la prima
volta dopo i lunghi mesi di lockdown, e il sindaco di Trento Franco Ianeselli che ha sottolineato
come le bande rappresentino per loro stessa natura “un ponte fra generazioni”. “In questi tempi
difficili abbiamo bisogno di appartenere a una comunità – ha affermato il primo cittadino – e le
bande sono il simbolo di questa appartenenza. È stata un’emozione poter riascoltare dopo mesi di
silenzio una banda suonare in via Belenzani”. Così anche Paolo Piccoli, presidente del Consiglio
comunale e molto vicino al mondo bandistico, ha ribadito come le bande sappiano “creare
occasioni d’incontro e di radicamento”.
L’assessore provinciale alla cultura Mirko Bisesti, nel confermare il sostegno da parte del Governo provinciale a questo mondo musicale, ha quindi evidenziato come i complessi bandistici siano “un valore inestimabile”. “Le bande sono parte della nostra vita – ha aggiunto -. Sono sempre presenti nei momenti più importanti della vita sociale di una comunità. La cultura musicale è la cultura delle nostre radici”. Infine, un ringraziamento è venuto anche dal consigliere provinciale Pietro De Godenz: “Essere qui oggi per me è come
essere in famiglia – ha affermato -. Le bande sono un collegamento tra le generazioni, sono una
cultura comune che unisce tutto il Trentino e sono tra le associazioni più importanti e longeve alle
quali auguro di proseguire con grinta e tenacia”.
La presentazione del volume apre ufficialmente i festeggiamenti per i 70 anni di fondazione di
Federbande, che proseguiranno con una serie di attività già programmate per l’autunno, tra cui un
grande concerto della Banda Sinfonica Giovanile del Trentino (26 settembre), un importante
convegno di carattere internazionale sul mondo bandistico di ieri, di oggi e di domani (2-3 ottobre)
e una grande sfilata tra le vie cittadine che coinvolgerà 86 bande trentine e 2 altoatesine per oltre
2.500 bandisti (24 ottobre). Le celebrazioni si concluderanno il 26 dicembre con il tradizionale
concerto di Natale.
(Fonte: Uff. Stampa Nitida Immagine)