Sabato 29 maggio si celebra la Festa dei Martiri Anauniensi, a ricordo del loro martirio avvenuto lo stesso giorno nell’anno 397 d.C.
L’Arcivescovo Lauro presiederà la Santa Messa alle ore 20, presso la Basilica di Sanzeno; l’ accesso sarà limitato al numero di persone consentito per poter stare in condizioni di sicurezza all’interno della basilica.
La tradizionale processione, invece, non si potrà svolgere, sempre a cuasa delle restrizioni legate alla pandemia.
Dall’anno scorso, per disposizione della Santa Sede, il noto Perdon di Sanzeno, che concede l’indulgenza plenaria per sé o per un defunto, ha luogo nei giorni 26, 27, 28 e 29 maggio.
In Basilica saranno celebrate due s. Messe: alle ore 15.00 e alle ore 20.00 il 26 e 27; il 28 solo alle ore 15.00 e il 29 la Messa della Festa alle ore 20.00.
Nei giorni del Perdon sarà possibile accostarsi al sacramento della Riconciliazione.
I Martiri anauniensi sono da sempre ritenuti i Padri della evangelizzazione delle terre trentine. Di loro va ricordato l’esemplare stile pacifico di presenza propositiva attuata per ben 10 anni. Si ricordi pure la loro provenienza dalla lontana Cappadocia (attuale Turchia), culla del cristianesimo in oriente, e lo spirito missionario che li animava. Essi furono inviati nel 387 da S. Ambrogio di Milano al vescovo di Trento, S. Vigilio, il quale assegnò loro l’area della Val di Non. Fu lo stesso Vigilio a raccogliere i resti dei martiri e a destinarli come reliquie in varie sedi dell’allora chiesa indivisa; ed è per questo che i Ss. Martiri tutt’oggi rappresentano un segno significativo di testimonianza ecumenica.
Anche al giorno d’oggi la loro testimonianza offre insegnamenti tuttora attuali: tra gli altri è importante ricordare che il loro martirio avvenne in un’epoca che, dopo l’editto di Costantino, aveva già legittimato il culto cristiano, come pure è importante ricordare il gesto di perdono dei cristiani di allora nei confronti degli uccisori dei martiri. I cristiani di allora infatti chiesero ed ottennero per gli uccisori la grazia dell’imperatore romano Onorio e la loro liberazione. E questa storia merita di essere ricordata per poter essere di buon esempio per i tanti conflitti e divisioni ancora presenti ai nostri giorni.
(Fonte: Uff. Stampa Arcidiocesi Trento)