Uno studio dell’Università di Trento e della Stony Brook University di New York, pubblicato in versione pre-print sulla rivista Biological Psychiatry: Cognitive Neuroscience and Neuroimaging, mette in discussione molte convinzioni sul rapporto fra autismo ed emozioni ed apre a nuovi scenari per migliorare le condizioni di vita e le relazioni sociali delle persone affette da disturbi dello
spettro autistico (Asd).
In particolare, lo studio mostra che le emozioni facciali sono codificate nel cervello delle persone con autismo e che con l’apprendimento automatico viene realizzata una rappresentazione dei modelli neurali che ogni cervello applica per decodificare le emozioni.
Leggere le espressioni facciali e decodificare le emozioni è effettivamente difficile per chi è affetto da disturbi dello spettro autistico. Ma la ragione non sta nella capacità di codifica dei segnali neurali da parte del cervello – come si è sempre pensato, osservano i ricercatori – quanto piuttosto nei problemi nella traduzione delle informazioni.
Un problema che in questo periodo si acuisce anche a causa delle misure di contenimento della pandemia. “Particolarmente adesso l’uso costante di mascherine di protezione – spiega Matthew D. Lerner, coautore dello studio e docente di Psicologia, Psichiatria e Pediatria alla Stony Brook University – limita l’espressività del viso e questo comporta una minore disponibilità di informazioni sulle nostre emozioni.
Ecco perchè è importante capire come, quando e per chi emergano difficoltà di comprensione, quali siano i meccanismi alla base del fraintendimento. “Al momento – aggiunge Lerner – si tende utilizzare protesi per il riconoscimento delle emozioni che aiutano la percezione visiva del movimento biologico. I nostri risultati suggeriscono che bisognerebbe concentrarsi invece su come aiutare il cervello a trasmettere una codifica intatta del messaggio che veicola l’emozione correttamente percepita”.
(ANSA).