Lo scorso sabato 24 aprile, Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i Decreti riguardanti le virtù eroiche del Servo di Dio Emanuele Stablum.
Una tappa importante per il cammino verso la beatificazione del religioso e muedico trentino nato il 10 giugno a Terzolas, e morto il 16 marzo 1950 a Roma, dove, durante i dieci mesi di occupazione nazista aprì le porte dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata a numerosi ricercati e perseguitati dai tedeschi, salvando la vita ad un centinaio di rifugiati, tra cui 52 ebrei. Per questo atto eroico, il 20 novembre 2001 gli venne conferita alla memoria l’onorificenza di “Giusto tra le nazioni”.
Queste le motivazioni contenute nei Decreti:
Il Servo di Dio esercitò in grado eroico la virtù della fede, vivendo da contemplativo il proprio apostolato di religioso e di medico. Fu un uomo diprofonda preghiera, abitualmente orientato a rapportarsi alle persone e alle situazioni con spirito di fede, proteso a realizzare la volontà di Dio in ogni circostanza. Univa in modo armonico fede e professionalità, impegno nella vita religiosa e nel servizio medico, edificando i confratelli, i colleghi e gli ammalati.
La fede del Servo di Dio fu sostenuta da una eroica speranza che gli permise di affrontare grandi rischi per salvare la vita di rifugiati e perseguitati durante la Seconda Guerra Mondiale. Egli mantenne questo suo atteggiamento di pieno abbandono nelle mani del Signore fino alla fine della vita.
Il Servo di Dio praticò in grado eroico la virtù della carità, verso Dio e verso il prossimo, in particolare i sofferenti e i poveri. Visse l’apostolato ospedalierocome una vera missione, con l’anelito a portare Gesù agli altri, soprattutto a coloro che si sono uniti a lui nel dolore della Passione. Esercitò la carità verso il prossimo anche in circostanze molto difficili, aiutando i perseguitati politici e gli ebrei negli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Come dichiarò il Cardinale Fiorenzo Angelini, il Servo di Dio “incarna perfettamente il ruolo del buon samaritano”.
(Fonte: Uff. Stampa Arcidiocesi Trento)