
Sono venti le donne in lista d’attesa per i posti di accoglienza notturna, a fronte di 46 posti disponibili in tutta la provincia. “Eppure, in Trentino risiedono circa 275.000 donne. In sostanza, Provincia e Comune dimostrano apertamente la propria incapacità di rispondere ai bisogni dello 0,007% della popolazione femminile. Questo, sì, è davvero imbarazzante”, commentano lo Sportello Casa per Tutti e l’Assemblea Antirazzista di Trento in una nota. Le due realtà contestano “l’effetto richiamo” citato dalla Provincia di Trento in un comunicato diffuso ieri. “Ci chiediamo che ‘richiamo’, o che ‘attrattiva’ ci possano essere nel contesto della grave marginalità. Quale sarebbe il fascino, esattamente, del dover dormire sotto un ponte? O di rischiare molestie mentre si trascorre la notte all’aperto? Che tipo di attrattiva dovrebbe rappresentare il dover affrontare il ciclo mestruale senza accesso a un bagno o un riparo? Se davvero qualcuno ritiene che questa sia una condizione desiderabile, è evidente quanto sia distante dalla realtà vissuta dalle persone, in particolare donne, indigenti in Trentino”, affermano Sportello Casa per Tutti e Assemblea Antirazzista. Che tornano a ribadire come le donne senza dimora non costituiscano “un fenomeno misterioso o incomprensibile: è il risultato diretto delle scelte politiche delle precedenti ed attuali amministrazioni”. L’amministrazione provinciale è accusata di rifuggire “un confronto serio” e di trincerarsi “dietro dichiarazioni propagandistiche”, mentre il Comune di limitarsi ad “un preoccupante allineamento alle posizioni provinciali”. Sul tema a metà ottobre ha depositato un’interrogazione la consigliera provinciale di Alleanza verdi e sinistra (Avs) Lucia Coppola, che, tra le altre cose, chiede quante siano le donne escluse dal sistema di accoglienza provinciale e quali misure la Provincia di Trento intenda adottare per garantire a queste persone “un’accoglienza dignitosa e continuativa, evitando interruzioni di ospitalità che le espongano a rischi gravi”. “Le strutture attualmente disponibili per l’accoglienza femminile in emergenza – Casa della Giovane e Casa Paola – risultano insufficienti o limitate, poiché quest’ultima opera esclusivamente come dormitorio notturno, lasciando le ospiti senza protezione nelle ore notturne”, fa presente Coppola nell’interrogazione. (ANSA)