
Domani prende il via a Innsbruck il processo per il mega crack del gruppo Signa dell’ex magnate austriaco René Benko. Una seconda udienza è prevista per mercoledì. Nel frattempo la Procura finanziaria di Vienna, un organo di controllo all’interno del Ministero delle finanze, vuole fare luce sulle fondazioni private attribuibili all’48enne, non potendo escludere che una parte del patrimonio sia finito proprio lì. Come spiega alla Dpa Wolfgang Peschorn, che guida la Procura finanziaria, l’impero Signa era composta da oltre 1.100 società. Questo rende assai difficile l’esatta ricostruzione dei flussi di denaro. I creditori finora non sono infatti riusciti ad accedere alle fondazioni private. “Questa porta va aperta”, ribadisce Peschorn. Davanti alla Corte d’assise Benko, che all’apice del suo successo avrebbe avuto un patrimonio di quasi 5 miliardi di euro, deve rispondere di bancarotta fraudolenta. In concreto avrebbe – così l’accusa – sottratto alla massa fallimentare complessivamente 660.000 euro tramite donazioni, affitti per una villa e altri versamenti. Per il momento è in calendario l’audizione di otto testi. Secondo il responsabile della Procura finanziaria, seppure le accuse sono limitate, il processo è importante “per motivi igienici” perché “tutti sono uguali davanti alla legge”. L’interesse mediatico a Innsbruck è enorme. Ben 70 testate giornalistiche si sono accreditate. Si tratta comunque solo del primo filone della maxi inchiesta della Procura anti-corruzione di Vienna. Nei giorni scorsi Benko era stato trasferito dal carcere di Vienna a quello di Innsbruck, dove era stato arrestato lo scorso 23 gennaio. Il tirolese in tutti questi mesi è sempre rimasto in custodia cautelare perché, secondo i giudici, non è mai venuto meno il rischio di reiterazione. Anche la Procura di Trento, lo scorso dicembre, aveva chiesto il suo arresto per operazioni immobiliari nel nordest. (ANSA)