La tenuta dei servizi pubblici trentini è a rischio se non si investe, concretamente, sulle lavoratrici e sui lavoratori. A mettere in grave difficoltà il comparto la carenza di personale, le difficoltà di reclutamento e le dimissioni sempre più numerose. Lo ha ribadito questa mattina la Funzione pubblica Cgil in un presidio in piazza Dante. Netto il segretario Luigi Diaspro: “Non è più tempo di pannicelli caldi e del “meglio poco che niente” che ha caratterizzato le recenti stagioni contrattuali con il risultato di un impoverimento professionale e retributivo dei dipendenti: occorrono investimenti veri e tempestivi per ridare dignità al ruolo e alla funzione pubblica delle lavoratrici e dei lavoratori che erogano servizi fondamentali sul territorio”.
Una richiesta – sottolinea il sindacato in una nota – che punta dritto al rinnovo contrattuale, per Fp insufficiente perché il 6,31% a regime dal 2024, il 2,72% per il 2022 e il 3,75% per il 2023 sono percentuali lontanissime dall’inflazione certificata Istat per il 2022 (8,1%) e prevista per il 2023 (5,7%), mentre per l’intero triennio l’inflazione è intorno al 16%. Fp Cgil punta dritto anche alla ormai vicina discussione sull’assestamento di bilancio e chiede “stanziamenti certi per adeguare i salari all’inflazione, per ripristinare i fondi sottratti alla revisione degli ordinamenti professionali, per rafforzare gli accordi di settore e parificare i regimi indennitari tra i vari enti, per consentire le liquidazioni del Tfr in tempi congrui a tutto il personale pubblico trentino, per l’adeguamento dell’integrativo provinciale delle cooperative sociali per l’omogeneizzazione dei trattamenti giuridici ed economici con i comparti pubblici”.
(ANSA)