Il MUSE ha pubblicato i primi risultati del progetto “Lupus in stabula: analisi delle dinamiche di predazione da lupo sul bestiame domestico in Trentino“. Tale analisi, coordinata dal MUSE in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento, e finanziata dalla Fondazione Cassa Rurale di Trento, aveva l’obiettivo di analizzare la presenza e il comportamento dei lupi sul territorio.
La ricerca approfondisce diversi aspetti che caratterizzano il fenomeno, analizzando da un punto di vista prettamente scientifico: l’andamento negli anni, la distribuzione spaziale, il rapporto con le misure di prevenzione, i fattori gestionali che possono aumentare il rischio di predazione.
Dallo studio è emerso che in provincia di Trento, tra il 2013 e il 2022, si sono verificate 576 predazioni da lupo su animale domestico, con un totale di 2.256 capi coinvolti, tra feriti, morti e dispersi. La maggior parte degli attacchi si è verificata durante le ore notturne del mese di agosto. Gli animali maggiormente attaccati sono gli equini (asini in particolare) e gli ovicaprini, mentre i bovini sono la categoria meno colpita. Dall’analisi spaziale, invece, emerge che, nell’ultimo triennio, le aree a maggior impatto sono state Lessinia, Baldo, Bondone e Primiero.
Una ricerca che mira a fornire un’analisi aggiornata del problema, ma che ha come obbiettivo quello di comprendere soprattutto i fattori di rischio e studiare misure di prevenzioni più adeguate.
In conclusione lo scenario che ne emerge è certamente quadro complesso, in cui l’impatto del lupo può essere di tipo diverso e risulta concentrato presso alcune aree e in particolare alcune malghe che presentano caratteristiche diverse tra loro sia dal punto di vista gestionale sia relativamente alla presenza del lupo.
Il primo prodotto del progetto è una relazione tecnico-scientifica, a cui faranno seguito ulteriori approfondimenti.
(Vita Trentina)
Crediti fotografici: Wikipedia – C.Brueck