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02 Ago 2023

Papa Francesco in Portogallo, “La GMG sia per l’Europa impulso di apertura universale”

Lisbona come città dell’incontro, come capitale del mondo, dove c’è il quartiere Mouraria in cui vivono persone provenienti da più di sessanta Paese, e da dove si guarda all’Oceano, in quello che per secoli si pensava fossero i confini del mondo.

Papa Francesco inizia il suo viaggio in Portogallo con l’incontro con le autorità e i diplomatici del Paese, in quelli che saranno cinque giorni di incontro con i giovani e con la storia spirituale del Portogallo, che ha in Fatima il suo centro. E il discorso del Papa tocca vette poetiche, arriva a guardare alla mitologia di Oceano figlio di Urano, cioè del cielo, ma anche della terra, e infatti non collega solo popoli e Paese, ma terre e continenti”.

E così, afferma il Papa, “Lisbona, città dell’oceano, richiama all’importanza dell’insieme, a pensare i confini come zone di contatto, non come frontiere che separano”. Da qui, il Papa spera in un cambio di passo, di fronte alle sfide globali, e al fatto che “le ingiustizie planetarie, le guerre, le crisi climatiche e migratorie corrano più veloci della capacità, e spesso della volontà, di fronteggiare insieme tali sfide”.

Papa Francesco ricorda che a Lisbona è stato firmato il Trattato di riforma dell’Unione Europea nel 2007, e ne riguarda i punti, che sottolineano le necessità di creare un’unione sempre più stretta tra i popoli, e non solo tra i mercati, ma anche di “promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli” e di contribuirvi anche fuori dall’Europa.

In fondo, Europa significa, secondo alcuni, da una parola che significa “direzione di occidente”, e Lisbona “è la capitale più a ovest dell’Europa continentale”, cosa che “richiama dunque la necessità di aprire vie di incontro più vaste, come il Portogallo già fa, soprattutto con Paesi di altri continenti accomunati dalla stessa lingua”.

Papa Francesco auspica che la GMG sia per l’Europa, per “l’anziano continente”, “impulso di apertura universale”, perché “di Europa, di vera Europa, il mondo ha bisogno: ha bisogno del suo ruolo di pontiere e di paciere nella sua parte orientale, nel Mediterraneo, in Africa e in Medio Oriente”.

Per il Papa, solo in questo ruolo l’Europa “potrà apportare, all’interno dello scacchiere internazionale, la sua specifica originalità, delineatasi nel secolo scorso quando, dal crogiuolo dei conflitti mondiali, fece scoccare la scintilla della riconciliazione, inverando il sogno di costruire il domani con il nemico di ieri, di avviare percorsi di dialogo e di inclusione, sviluppando una diplomazia di pace che spenga i conflitti e allenti le tensioni, capace di cogliere i segnali di distensione più flebili e di leggere tra le righe più storte”.

Papa Francesco sottolinea che mancano, nell’oceano della storia di oggi, “rotte coraggiose di pace”. E il Papa ripercorre le sue domande all’Europa, questa volta formulate in maniera nuova: “Verso dove navighi, se non offri percorsi di pace al mondo? E ancora, allargando il campo: quale rotta segui, Occidente? La tua tecnologia, che ha segnato il progresso e globalizzato il mondo, da sola non basta; tanto meno bastano le armi più sofisticate, che non rappresentano investimenti per il futuro, ma impoverimenti del vero capitale umano, quello dell’educazione, della sanità, dello stato sociale”.

Il sogno di Papa Francesco è quello di una Europa “cuore d’Occidente, che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere focolai di speranza; un’Europa che sappia ritrovare il suo animo giovane, sognando la grandezza dell’insieme e andando oltre i bisogni dell’immediato; un’Europa che includa popoli e persone, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche”.

Papa Francesco, però, guarda anche al tema della vita, in un Portogallo che ha recentemente approvato la legge per l’eutanasia. “Nel mondo evoluto di oggi è divenuto paradossalmente prioritario difendere la vita umana, messa a rischio da derive utilitariste, che la usano e la scartano”. Il Papa pensa “a tanti bambini non nati e anziani abbandonati a sé stessi, alla fatica di accogliere, proteggere, promuovere e integrare chi viene da lontano e bussa alle porte, alla solitudine di molte famiglie in difficoltà nel mettere al mondo e crescere dei figli”.

E dunque, si domanda: “Verso dove navigate, Europa e Occidente, con lo scarto dei vecchi, i muri col filo spinato, le stragi in mare e le culle vuote? Dove andate se, di fronte al male di vivere, offrite rimedi sbrigativi e sbagliati, come il facile accesso alla morte, soluzione di comodo che appare dolce, ma in realtà è più amara delle acque del mare? E penso a tante leggi sofisticate sull’eutanasia.”

(ACI Stampa)