Sostienici
24 Mag 2023

Donne e lavoro, profonde ingiustizie e basse retribuzioni

Un’indagine promossa dall’Area lavoro e dal Coordinamento Donne delle Acli nazionali evidenzia come il mondo del lavoro sia contrassegnato da profonde ingiustizie che vedono la donna in una posizione svantaggiata e penalizzante rispetto ai maschi. Il problema riguarda lo svantaggio retributivi di genere (Gender Pay Gap) che si verifica quando le donne guadagnano meno rispetto agli uomini pur svolgendo le stesse mansioni.

Il fenomeno, questo il dato sconcertante messo in evidenza dall’iniziativa aclista – sottolinea una nota – è molto più diffuso di quello che si pensa anche perché si intreccia con altre forme di discriminazione ed ingiustizia che colpiscono le donne più povere e meno garantite ad iniziare dalle immigrate. Guardando alla situazione del lavoro femminile e alla condizione della donna nella cosiddetta società della precarietà e della flessibilità, è tornata in auge la parola rivoluzione. Il termine è stato evocato da ChiaraVolpato, responsabile del Coordinamento nazionale donne delle Acli nel corso della conferenza di presentazione del rapporto ‘Lavorare dis/pari, un’indagine sulla disparità salariale di genere’.

Secondo la relazione di Matteo Borzaga, Consigliere di parità nel lavoro per la Provincia autonoma di Trento, presso lo sportello legale gratuito promosso dalla Pat sono stati affrontati nell’ultimo anno 109 casi legati a problemi di conciliazione fra vita lavorativa e famiglia, flessibilità, precarietà e mobbing con un aumento del 28% rispetto al 2021. Il dato preoccupante riguarda quindi l’aumento delle richieste di intervento e di mediazione se pensiamo che nei primi mesi dell’anno sono stati già segnalati ben 83 casi problematici.

Di lavoro povero delle donne ha parlato infine Paola Bassetti che per la Cgil segue la Filcams. Bassetti ha parlato di “part time involontario”, di “povertà legalizzata” e di “tempo pieno forzato” in riferimento ai diversi casi di assenza di diritti e di sfruttamento della donna in questi settori. “In molti casi – ha spiegato – ci si trova di fronte a persone con una retribuzione lorda di 7 euro l’ora e un salario che non supera i 400 euro, con un’evidente esposizione al ricatto e al lavoro nero”.

(ANSA)