Le Casse Rurali hanno intermediato lo scorso anno 31 miliardi di euro. La raccolta complessiva è stabile a 21,5 miliardi (invariata la diretta e in crescita del 7,6% il risparmio amministrato), tengono, anche se in leggera flessione, i prestiti a 9,7 miliardi (-0,9%). Le Casse hanno il primato della solidità (CET1 medio oltre il 24%), tema questo particolarmente sensibile in questa fase, anche dal punto di vista della tutela dei depositanti.
Il Superbonus 110% ha generato cessioni di credito per 715 milioni di euro ad 11.500 clienti. L’aumento dei tassi si fa sentire sui nuovi finanziamenti alle famiglie per l’acquisto della prima casa. Nel primo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2022 risultano in calo di circa il 10%.
Nel 2015 le Casse Rurali trentine erano 41, attualmente sono 12, e probabilmente scenderanno ad 11 a breve. Avevano 365 sportelli, ora sono 289, 2.275 dipendenti, ora 2.043. Sono cresciuti i soci: da 127.000 del 2015 a 130.000. Sette anni fa
le Casse avevano in media 9 sportelli e 3.000 soci. Adesso in media hanno 24 sportelli ed 11.000 soci. In Italia la densità media degli sportelli bancari è di 36 sportelli ogni 100.000 abitanti, in Europa 22, in Trentino 68,4. Le Rurali mantengono quote di mercato rilevanti: sui depositi il 56%, con prevalenza sulle famiglie (63%) rispetto alle imprese (50%) e sui prestiti il 41%, distribuito tra il 57% per le famiglie e 33% per le imprese. Le Casse Rurali hanno ripreso con forza a sostenere iniziative sul territorio, siano esse di carattere, sportivo, culturale o sociale: dai 9,4 del 2021, gli investimenti in questo settore sono saliti a 12,5 milioni di euro.
(ANSA)