Sostienici
23 Ott 2022

Papa Francesco: “Dove c’è troppo io, c’è poco Dio”. Il Papa si iscrive alla GMG di Lisbona

Un Vangelo caratterizzato da due verbi, il salire e lo scendere. Ma il secondo è quello che permette il primo, perché si deve scendere con umiltà e vederci senza finzioni per poter davvero andare verso Dio. Nel giorno in cui Papa Francesco si iscrive ufficialmente alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona 2023, e si celebra la Giornata Missionaria Mondiale, il Vangelo è quello del pubblicano e del peccatore. Alla fine dell’Angelus, Papa Francesco fa un appello per la pace in Etiopia e prega per le vittime delle inondazioni in Africa, senza dimenticare l’Ucraina. E prega per l’unità e la pace dell’Italia.

È una giornata un po’ grigia che sembra fare da preludio finalmente all’autunno. Come di consueto, Papa Francesco affronta subito il tema del vangelo, senza fronzoli. I protagonisti, dice, sono “un fariseo e un pubblicano”, ovvero “un uomo religioso e un peccatore conclamato”, eppure solo quest’ultimo “si eleva veramente a Dio, perché con umiltà scende nella verità di se stesso e si presenta così com’è, senza maschere, con le sue povertà”.

I due movimenti della parabola sono salire e scendere, spiega il Papa.

Il salire “richiama tanti episodi della Bibbia”, da Abramo a Mosè a Gesù che salgono sul monte per avvicinarsi a Dio.

“Salire, perciò – commenta Papa Francesco – esprime il bisogno del cuore di staccarsi da una vita piatta per andare incontro al Signore; di elevarsi dalle pianure del nostro io per salire verso Dio; di raccogliere quanto viviamo a valle per portarlo al cospetto del Signore”.

Per salire, però, bisogna “scendere dentro di noi”, coltivando “la sincerità e l’umiltà del cuore, che ci donano uno sguardo onesto sulle nostre fragilità e povertà”. E infatti è nell’umiltà che “diventiamo capaci di portare a Dio, senza finzioni, ciò che siamo, i limiti e le ferite, i peccati e le miserie che ci appesantiscono il cuore”.

Solo una volta liberati siamo in grado di invocare la misericordia di Dio “perché ci risani, ci guarisca e ci rialzi”, tanto che “più noi scendiamo con umiltà, più Dio ci fa salire in alto”.

È ciò che succede al pubblicano, che “si ferma a distanza e chiede perdono”, mentre il fariseo “si esalta, sicuro di sé, convinto di essere a posto”, con un atto di “superbia spirituale” che “ti porta a crederti per bene e a giudicare gli altri”, al punto che “senza accorgerti, adori il tuo io e cancelli il tuo Dio”.

Papa Francesco invita a prendere il pubblicano e il fariseo come modelli, verificando se, come il fariseo, “abbiamo l’intima presunzione di essere giusti che ci porta a disprezzare gli altri”, come succede “quando ricerchiamo i complimenti e facciamo sempre l’elenco dei nostri meriti e delle nostre buone opere, quando ci preoccupiamo dell’apparire anziché dell’essere, quando ci lasciamo intrappolare dal narcisismo e dall’esibizionismo”.

Il Papa invita dunque a vigilare “sul narcisismo e sull’esibizionismo, fondati sulla vanagloria, che portano anche noi cristiani, noi preti, noi vescovi ad avere sempre la parola ‘io’ sulle labbra”, perché “dove c’è troppo io, c’è poco Dio”.

“Una volta si parlava di un prete così preso da se stesso, e la gente diceva che il prete quando fa l’incensazione la fa a rovescio: incensa se stesso: fa cadere un po’ nel ridicolo quello”, aggiunge Papa Francesco.

Al termine dell’Angelus, il Papa ricorda la Giornata Missionaria Mondiale, che è una “occasione importante per risvegliare in tutti i battezzati la volontà di partecipare all’annuncio della Chiesa”. Il Papa Incoraggia “tutti a sostenere missionari con preghiera e solidarietà concreta”.

Quindi, Papa Francesco si iscrive alla GMG di Lisbona, e invita i giovani “a iscrivervi a questo incontro nel quale ritroveremo la gioia dell’abbraccio fraterno tra i popoli e le generazioni”. Poi, ricorda che ieri in Spagna sono stati beatificati 12 martiri della Congregazione del Santissimo Redentore uccisi in odio alla fede nel 1936 in Spagna. Il loro esempio – aggiunge Papa Francesco – “ci spinga ad essere coerenti e coraggiosi”.

Capitolo Internazionale. “Con trepidazione – dice il Papa – seguo la persistente situazione di conflitto in Etiopia”. Papa Francesco fa appello per una soluzione pacifica e ribadisce che “la violenza non appiana le discordie”, esortando che “violenze sulla popolazione inerme e si trovino soluzioni eque per una pace duratura in tutto il Paese”, e auspicando che “non manchino ai fratelli e alle sorelle etiopi la nostra preghiera, la nostra solidarietà e i necessari aiuti umanitari”.

Quindi, il dolore per “le inondazioni che hanno colpito vari Paesi dell’Africa”, il pensiero alla “martoriata ucraina” e la preghiera, nel giorno dell’inizio del nuovo governo, per “la pace e l’unità dell’Italia”. 

(ACI Stampa)