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05 Lug 2022

Dal Pasubio un appello di pace

Sul Pasubio teatro di morte nel primo conflitto mondiale sono riecheggiate parole di pace, richiami ai valori per i quali hanno combattuto e sono morti migliaia di giovani, inviti a non dimenticare un tragico passato per costruire un futuro libero dagli spettri dei conflitti armati. E non poteva mancare un richiamo all’attualità, alla guerra che da mesi insanguina l’Ucraina con l’auspicio che si possa arrivare ad un accordo di pace il più presto possibile.

Al Sacrario del Pasubio al Pian delle Fugazze ieri mattina si è svolta la tradizionale commemorazione in onore dei caduti della Prima guerra mondiale promossa dalla Fondazione 3 Novembre 1918 e alla quale fanno parte, tra gli altri, la Provincia Autonoma di Trento, il Comune di Rovereto e ora anche quello di Vallarsa, Comuni rappresentati dai sindaci Francesco Valduga e Luca Costa con i gonfaloni delle due amministrazioni comunali.

La cerimonia si è aperta con la sfilata dei reparti in armi, dei rappresentanti delle associazioni combattentistiche, di autorità civili e militari e con gli onori alle bandiere e ai gonfaloni dei Comuni decorati al valor militare. Nei loro interventi i generali di Corpo d’armata Domenico Innecco (presidente della Fondazione 3 Novembre 1918) e Amedeo Sperotto, il sindaco di Schio Valter Orsi hanno ripercorso la tragedia della Guerra guerra che sulle montagne del Pasubio ha mietuto migliaia di vittime (sono oltre 5000 i resti di soldati italiani ed austroungarici conservati nel Sacrario).

“Questa solenne cerimonia commemorativa trae forza e significato da questo Sacrario, testimonianza del significato che la guerra su queste montagne ha avuto più di cento anni fa – evidenzia l’assessore Achille Spinelli – Una testimonianza che diventa memoria delle comunità, delle istituzioni, del nostro Paese e dell’intera Europa, grazie all’azione meritoria della Fondazione 3 Novembre 1918”. L’assessore Spinelli ha espresso “un sentimento di forte preoccupazione per il perdurare della guerra di invasione portata avanti dalla Federazione Russa contro l’Ucraina. Una guerra diversa da quella che ci viene restituita dalle immagini e dalle cronache odierne rispetto al 1915-1918, ma credo sia responsabilità nostra ribadire la nostra convinzione che la guerra non è uno strumento di risoluzione dei conflitti e delle controversie, come afferma la nostra Costituzione. Semmai dopo le guerre, e a causa di esse, la costruzione della pace e della convivenza diventano sempre più difficili e ardue”. Da qui “l’appello alla cessazione del conflitto, rafforzando la via diplomatica per risolverlo” lanciato dall’assessore Spinelli.